Che cosa è Gesti di Stoffa?

E' un progetto di ricerca. Nato dal mio amore per lo stilismo e dalle mie esperienze di vita, dal teatro alla psicologia, dalle mie domande a quelle condivise con chi, come me, non si ferma di fronte alle stonature ed ai "non mi trovo".

Per me lo stile è una domanda puntuale su se stessi, quell'accento che dà il confine fisico al proprio essere senza snaturarlo, senza metterlo in vista, senza darlo in pasto agli occhi.

Quando nasce un vestito, una nuova persona si apre a sé, si scopre nel suo gusto personale, nella sua essenza, nella sua intimità di donna o di uomo.
Ed è per questo che un vestito non può essere "per tutti".
Ogni vestito ha la sua persona. Che sia palese o che sia da ricercare.

Stilismo per me non è fare sfoggio di creatività.
Non è fare esercizio di bravura.
Non è diletto di tecnica.

Trovare il proprio vestito è molto più che andare in giro ad acquistare abiti.
Un abito lo hai, un vestito è già in te.




 

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Non tutti i lavori hanno voglia di essere visti.

Ci sono lavori così intimi che lasciano il sapore di un mistero ed allo stesso tempo la voglia di far conoscere al mondo quello di cui sono portatori.

Sono lavori che hanno in sé storie profonde, radicate, difficili da mettere in parole e che si completano solo al tatto. 
Le stoffe diventano carta bianca su cui incidere quasi, più che scrivere, i passaggi di un racconto che trova liberazione nell'espressione dei colori, dei movimenti dei tessuti, dell'unione di pezzi, piccoli o grandi che siano. Ogni pezzo diventa una frase, ogni cucitura un abbraccio, ogni filo un pensiero che collega vissuti di tempi diversi.

Tempo e materia si intrecciano, si fondono senza perdere la propria identità, ed uno sguardo da solo non riesce a carpire il segreto di questa alchimia. C'è bisogno di fermarsi ad ascoltare, posare la mano sul tessuto e lasciarsi attraversare dalle sensazioni. Darsi fiducia e porsi in ascolto: la storia troverà la sua forma per ognuno per raccontarsi, siano odori, immagini, suoni, rendendo vivo qualcosa che siamo abituati a leggere come inanimato.

E che, forse, inanimato non è se si è fatto custode del proprio amore.

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Il pacco è giunto a destinazione. E con lui anche la gioia di aver costruito una relazione. 

Ci sono condivisioni che danno un sapore nuovo alle esperienze e fanno da specchio senza riflettere la tua stessa immagine.


Non è sempre semplice usare le parole, spesso preferisco lasciar dire a quel che faccio.

Stavolta ho lasciato parlare del cotone cablè dai colori tenui ed allegri. Un cotone "forzuto", che mi sono divertita ad ammorbidire sperimentando punti nuovi. 

 


L'intento era quello di raccontare ad un bambino la mia visione della vita attraverso le sue stagioni, i suoi colori, le sue suggestioni. Un esercizio di immaginazione in cui il tatto rimanda ad altro; laddove non cambia la materia, per assonanza la si può evocare in sé attraverso colori ed accostamenti che portano percezioni della natura. Quel che alla vista sembra uguale nella forma, come una stessa lavorazione, nel contesto diventa tutt'altro.

 

Petali sospinti nel vento, neve che copre l'erba con delicatezza, la luce dell'alba ed il calore del tramonto... Onde che a volte creano elementi, altre consistenze, intrecci che sovrappongono fili ora di cotone, ora d'erba. E l'occhio non può fare a meno degli altri sensi per ricreare in sé la propria personale suggestione, la propria personale stagione. 




  

   

 

 

 

Il tempo atmosferico diventa così tempo emotivo, per raccontare storie che per ognuno avranno parole diverse.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ma la storia non è finita. C'è bisogno di dare radici, un contenitore fisico come quello che in nove mesi ha permesso a questa storia di prendere vita ed avere un destinatario.

Esplorando nelle stoffe appena messe in ordine...

... scegliendo i bottoni giusti, in legno di rosmarino, realizzati a mano dall'altra metà del progetto Gioco di Gesti...

... preparando questo libro speciale affinchè le sue pagine possano aprirsi ad una nuova vita...
... dandogli riparo in un luogo che racconterà di una donna...

... aggiungendo pezzi della mia storia personale e dando accoglienza ad un piccolo cadeau in legno d'ulivo che da tempo attende di essere recapitato...

 ... e lasciando che il tutto prenda la sua destinazione.

 

Cosa manca?
Un'immagine che renda l'idea della gioia nel sentire la contentezza di chi ha ricevuto il pacco. Ma quella lascio che sia una sensazione da custodire come finale di un racconto a lieto fine.

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Quando lavoro non ho bisogno di parole. Nel silenzio delle mie mani gioco a dare forma alla stoffa, spesso senza prevedere dove mi porteranno i miei gesti.

Mi stupisco, ad ogni passo guardo il percorso fatto e mi sorprendo a gioire del fatto che sia uscito da me. 
Ogni gesto di stoffa mi dà fiducia, mi fa sentire quanto sia importante per la mia evoluzione personale concretizzare quel che ho dentro e dargli forma.
    
La cosa che mi piace di più è sperimentare. Superare i limiti delle mie inesperienze, oltrepassando le cose che non so, che non ho mai fatto, che ho paura di non saper fare e lasciare che fluisca la mia parte più silenziosa e concreta.


Il gioco sta nella trasformazione. E non è una trasformazione visibile, non è fatta di mascheramenti o di ostentazioni, ma è una trasformazione tutta interiore: quel che fino ad un attimo prima sembrava un'idea destinata a rimanere chiusa e volatile, improvvisamente prende corpo e si esprime. Utilizza una stoffa, un filato, come una liquida linfa vitale attraversa il mio fisico e si fa portavoce di sensazioni che non aspettavano altro che questo per essere canalizzate.


La cura dei dettagli diventa così essenziale. Come soffermarsi su un desiderio ed impegnarsi a dargli spazio nella propria vita. Come guardarsi allo specchio ed appropriarsi dei propri tratti. Come sorridere.

E' così che nasce un gesto di stoffa, come un viaggio interiore che porta alla scoperta di qualche nuovo angolo di sé, senza precludersi possibilità, con la gioia di guardarsi e di sapere che da qualche parte c'è un fisico pronto ad accogliere, che troverà la propria dimora in un mio lavoro.

Cominciamo così.

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Momento di cambiamenti, valutazioni… e qualcosa cambia anche nel lavoro.

Sto lavorando da un po’ di anni ad una coperta, che mi accompagna nella scoperta e nell’approfondimento di me. La faccio ad uncinetto, con tecniche per niente ortodosse, mescolando filati di spessori diversi, ma che fino ad ora hanno mantenuto un determinato cromatismo: blu, azzurro, panna, verde, e molti dei colori sono sfumati in varie tonalità. Ci ho sempre tenuto a mantenere quest'”ordine” cromatico, quasi a preservare qualcosa. Non so dire bene cosa. Guardo la coperta e mi dico “Questo punto l’ha scelto Lui, questo filato me l’ha regalato Lei, questa parte l’ho fatta mentre ero a letto, quest’altra mentre speravo, quest’altra ancora mentre sognavo”. E’ una vera e propria coccola emotiva e per un po’ di tempo, in passato, proprio per la sua “presenza storica”, l’ho messa da parte perché proprio non mi andava di rivivere certe cose.
Ieri sera, alla fine di una giornata che mi ha “lavorata dentro” pensando a riorganizzazioni della mia vita, ho terminato il giro col filato azzurro e mi sono detta: “Ok, al prossimo cambio colore e cambio uncinetto”. Prendo l’uncinetto tunisino, cerco nella borsa un gomitolo verde, e mi accorgo che è finito. Ah. Ma io il blu non lo voglio mica, ora. E nemmeno il panna. E l’azzurro per ora m’ha stufata. Alzo gli occhi, e dal caos del tavolino fa capolino un gomitolo verde. Con una screziatura azzurra. Il problema è che il filato presenta dei piccoli filini che lo rendono un po’ “pelouchoso”, diciamo così, e sono fucsia e arancio. FUCSIA E ARANCIO. Nella coperta?! Ci ho pensato un po’, ho preso il gomitolo e l’ho accostato alla coperta; l’ho mossa per farmi un’idea di come stesse con tutti i suoi colori abbinata a quel gomitolo. Fucsia e arancio. Due colori che peraltro mi piacciono, eh, sia chiaro. Ma… ero pronta ad abbassare le mie “protezioni” ed allargare i cromatismi? Ero pronta a non sentire così violata l’integrità di una coperta, di una storia, di una donna?

La coperta, ora, ha 8 nuove righe. Lavorate ad uncinetto tunisino. Con un filato verde, azzurro, e dei filamenti fucsia ed arancio.

E’ cambiato qualcosa.

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